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Filologia romanza:
Il corso è suddiviso in due moduli: il primo modulo è basato sulla letteratura medievale, com'era organizzata la scuola nel Medioevo e come si faceva la copia durante quel periodo; viene definita la filologia e il compito che ricopre il filologo. Viene spiegata la classificazione delle lingue romanze secondo Diaz e secondo una classificazione moderna. Vengono trattati i vari generi letterari e la suddivisione letteraria secondo Jean Bodel. Si parla di differenza tra epica e romanzo, delle teorie sull'origine dei fabliaux sostenute dai vari personaggi, della nascita e dello sviluppo della lingua d'oc, in particolare del primo trovatore Guglielmo IX e dell'ultimo Guiraut Riquier. Vengono trattate alcune novelle di Boccaccio come la novella di Tancredi e Ghismunda, la novella 1 - giornata 1; la spiegazione del Decameron e i vari temi analizzati durante le giornate. Il secondo modulo, invece, riguarda la parte di linguistica ovvero: la nascita delle lingue romanze, le tappe fondamentali sul passaggio dal latino alle lingue romanze designate da Stefano Perti; viene spiegata la differenza tra latino classico e volgare; la teoria delle onde enunciata da Schuchandt e infine si parla della grammatica latina partendo dal sistema nominale, dalla formazione degli articoli, comparativi e superlativi, dall'avverbio e fino al sistema verbale.
Dettagli appunto:
- Autore: Martina Niro
- Università: Università degli Studi di Salerno
- Facoltà: Lingue e Letterature Straniere
- Corso: Lingue e Letterature Straniere
- Esame: Filologia romanza
- Docente: Sabrina Galano - Lidia Tornatore
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Filologia romanza Appunti di Martina Niro Università degli studi di Salerno Facoltà: Lingue e Culture Straniere Corso di Laurea in Lingue e Culture Straniere Esame: Filologia romanza Docenti: Sabrina Galano - Lidia Tornatore A.A. 2019/2020Indice di filologia letteratura: 1. Definizione di filologia - in cosa consiste la filologia 2. In cosa consiste il compito del filologo 3. Come si faceva la copia del medioevo - com'era organizzata la scuola nel medioevo 4. Classificazione delle lingue romanze 5. Generi letterari 6. Differenza tra epica e romanzo 7. Storia di sant'Alessio - Chanson de Saint Alexis 8. Tappe per formazione di un lais - tratti distintivi di un lais 9. Lais du Chievrefoil 10. Fabliaux 11. Il racconto in Spagna 12. Vita di Guglielmo de Cabestaing 13. La novella di Tancredi e Ghismonda 14. Novella 1, giornata 1 15. Il Decameron 101/10/19 DEFINIZIONE DI FILOLOGIA: La filologia è quella disciplina che mediante un’analisi linguistica e la critica testuale dei testi mira alla ricostruzione e alla corretta interpretazione di testi e documenti scritti. Filologia è una parola che come dice l’etimologia stessa “filo + logos” è letteralmente “l’amore per la parola”, meglio dire “l’amore per le parole scritte” quindi per tutti i testi. Uno dei principali oggetti di studio della filologia è il libro, si tratta del libro antico, medievale ovvero dei codici manoscritti. La filologia è una disciplina molto antica, nata già nel mondo greco, ha avuto dei sviluppi nel mondo latino, quindi nel mondo romano e poi fino ai nostri giorni, tant’è vero che siamo soliti fare delle distinzioni fra filologia classica che si occupa dei testi latini e greci, poi dalla filologia classica possiamo distinguere la filologia bizantina che si occupa sempre del mondo greco però in un’epoca diversa, quindi tardo antico e poi quella medio latina. La filologia medievale studia il medioevo, quindi un lasso temporale molto lungo che comprende molti secoli (il medioevo inizia 476 d.C – caduta dell’impero romano fino al 1453 – caduta di Costantinopoli e dell’impero bizantino e poi scoperta dell’America ed altri eventi che aprono all’epoca moderna). La filologia medievale, a sua volta, si suddivide in filologia slava e germanica perché romanza riguarda una fetta di lingue e culture romanze che non sono né germaniche e né slave. Poi c’è anche la filologia moderna, cioè si possono fare interventi filologici anche su testi moderni a stampa cinquecenteschi, ottocenteschi ma anche contemporanei fino ad arrivare ai giorni d’oggi che abbiamo anche lo sviluppo di una filologia digitale si occupa dei testi digitali che sono in rete. IN CHE COSA CONSISTE QUESTA FILOLOGIA? La filologia romanza si occupa dei testi medievali, quindi scritti in questo periodo, nelle lingue romanze o meglio nelle lingue neolatine, cioè tutte quelle lingue che derivano dal latino chiamate anche volgari perché venivano distinte dal latino che in quel momento, nel medioevo, veniva utilizzato ed era la lingua ufficiale di comunicazione soprattutto la lingua della chiesa. IN COSA CONSISTE IL COMPITO DEL FILOLOGO? Il compito del filologo è quello di tentare, di risalire alla versione del testo più vicina all’originale, depurandola dagli errori di copia, dai fraintendimenti dovuti ad una distorta trasmissione del testo e ricostruendo, se necessario, la patina linguistica dell’autore. 2Il compito del filologo è quello di fare una serie di operazioni scientifiche e di applicare un metodo scientifico che si chiama “ecdotica”. Nel medioevo i testi circolavano non a stampa perché viene inventata più tardi, ma tramandati su copie manuali, scritte dai cosiddetti “copisti amanuensi”. Ancora oggi non abbiamo il cosiddetto originale ma abbiamo soltanto alcune copie. L’originale è quel testo che rispetta l’ultima volontà dell’autore e può essere autografo, cioè scritta in prima persona o anche iografo, cioè può essere scritto sotto dettatura da un’altra persona ma è sempre originale perché quella persona semplicemente trascrive ma il testo corrisponde all’ultima volontà dell’autore. COME SI FACEVA LA COPIA NEL MEDIOEVO? (In un passo del film “il nome della rosa” viene mostrato il laboratorio di scrittura). Venivano fatte delle copie da questi testi manualmente. Nelle copie si generano molti errori che capita ancora oggi. Succedeva anche che da questa copia venivano tratte altre copie e ogni volta che si andava a copiare era possibile il verificarsi di nuovi errori, quindi più si facevano copie e più si producevano errori. In mancanza dell’originale, il filologo deve cercare di capire quali sono gli errori e correggerli o interpretarli. Alcuni di questi errori possono essere casuali, dovuti al fatto della trascrizione oppure dovuti al fatto che il copista non avesse qualche conoscenza precisa della lingua in cui scriveva l’autore e quindi si commettevano errori per ignoranza. A volte, però, gli errori vengono commessi consapevolmente perché il copista o lo scriba era istruito e quindi leggendo il testo si prende il lusso di modificare deliberatamente una parola perché la ritiene errata. Il filologo deve avere competenze paleografiche, cioè deve saper leggere e trascrivere le opere contenute nei manoscritti che possono presentare grafie/ lingue diverse tra di loro, quindi nel medioevo non esisteva un’unica grafica come oggi ma ognuno aveva un metodo e una scrittura. Il filologo deve avere anche competenze storico-linguistiche, cioè deve capire qual è l’evoluzione della lingua del testo per poter rintracciare eventuali errori. Infine il filologo deve avere conoscenze letterarie-culturali, cioè deve conoscere il periodo in cui è stata redatta e scritta l’opera, deve avere conoscenze sull’autore, deve avere una conoscenza su tutto il patrimonio culturale dell’epoca in cui questo testo originale e perduto è stato scritto ma non solo, anche gli elementi della metrica sono fondamentali, la versificazione, le rime e tutto ciò che può contribuire alla conoscenza di quel testo. 3L’aggettivo romanzo viene dal francese però prima viene dall’avverbio latino “romanice” e si riferisce all’espressione “romanice loqui” parlare romanzo e “latine loqui” parlare latino. Le lingue romanze vengono parlate alla fine della caduta dell’impero romano su un’ampia area che però non coincide con l’impero romano ma è un’area più grande a cui diamo il nome di “Romania” (zona geografica in cui vengono parlate tutte le lingue romanze). CLASSIFICAZIONE DELLE LINGUE ROMANZE: Una prima classificazione è stata fatta da Diez nell’800 che riconosceva soltanto 6 lingue romanze ufficiali di cultura elevata spagnolo, francese, portoghese, l’italiano, l’occitano e il romeno. La classificazione moderna usa invece classificare le lingue romanze, partendo da ovest verso est, in 5 famiglie: ➢ IBEROROMANZA: portoghese, spagnolo, catalano (parlate nella penisola iberica) ➢ GALLOROMANZA: francese (detta anche lingue d’oil), francoprovenzale, occitano (l’occitano è stata la lingua veicolare di una letteratura, di un genere letterario importante che ha poi influenzato la lirica e la lirica occitana ha influenzato tutta la lirica europea, quindi anche quella italiana, spagnola, portoghese – primo genere letterario lirico scritto in una lingua che non è più latina. Nel medioevo l’occitano era una lingua importante) (lingua d’oc) ➢ RETOROMANZA: friulano, ladino, romencio (zona dell’alto alpino) ➢ ITALOROMANZA: italiano (nell’ambito della linguistica romanza l’italiano è una lingua orientale), sardo ➢ BALCANOROMANZA: romeno, dalmatico (l’ultimo parlante dalmatico è morto nell’800 quindi questa lingua si è estinta). 03/10/19 La letteratura medievale nasce come letteratura in versi. Tutta la letteratura medievale fino al 16° secolo è in versi. Nel medioevo la letteratura era tramandata quasi esclusivamente oralmente quindi, diciamo che l’organo sensoriale più utilizzato nel medioevo era l’orecchio più che la vista. Questo perché la maggior parte delle persone erano analfabete, non sapevano né leggere e né scrivere e nemmeno gli aristocratici. Le uniche persone che sapevano leggere e scrivere erano i chierici, solo chi abbracciava la vita monastica aveva diritto ad un’educazione. 4Spesso gli aristocratici erano analfabeti perché la loro educazione prevedeva soprattutto l’insegnamento di educazioni alle armi, al combattimento. Poi c’era una parte dedicata alle lettere, quindi ad un’alfabetizzazione ma una parte dell’educazione di un cavaliere o di un aristocratico in generale era anche quella musicale. La musica era importante, infatti l’insegnamento della musica faceva parte delle arti liberali. La fruizione del testo avveniva soprattutto durante l’esecuzione orale davanti ad un pubblico di ascoltatori. La maggior parte dei giullari proveniva dal popolo ed erano gli unici che sapevano sia leggere che scrivere. Molti dei giullari erano stati chierici. Un giullare in epoca medievale aveva una memoria impressionante perché imparava tutto a memoria. Un giullare poteva imparare a memoria 30-40 testi perché il suo bagaglio culturale doveva essere ampio. I testi erano in versi perché erano più facili da memorizzare ed erano versi legati a due a due o da assonanza o da rima. La particolarità del testo medievale rispetto a quello moderno era che non solo era in versi ma sono ricchi di formule, frasi fatte che si ripetono spesso in un testo. Le formule servivano per ricordare, di solito erano fatte di due versi e per il giullare era più facile da ricordare. Quindi i testi medievali sono formulari, sono in versi e sono ripetitivi perché un’esecuzione di un giullare poteva durare un paio d’ore ma poteva durare anche più giorni. Lassa può avere un numero variabile di versi, alcune lasse sono molto lunghe, possono raggiungere anche 20 versi o 4. Il giullare per la letteratura medievale è un personaggio molto importante perché è lui che conferisce lo stile dell’opera. Il giullare durante o alla fine della sua performance poteva smettere di recitare per farsi pagare dal suo pubblico. C’è una differenza tra generi letterari divulgati nelle piazze e quelli non divulgati nelle piazze. I generi letterari che venivano mimati e raccontati dal giullare cantati nelle piazze hanno testi agiografici, i testi che parlavano della vita dei santi e i testi epici che prendono il nome di chanson de geste. Invece la poesia lirica non veniva quasi mai divulgata nelle piazze ma a corte così come i romanzi. Nasce prima il genere epico e poi quello romanzesco. 5Il romanzo era un genere letterario che dava molto spazio alle donne; l’epica no. L’epica e il testo agiografico sono due componimenti di due generi letterari divulgati nelle piazze; sono molto simili perché tutte e due presentano in qualche modo degli eroi. Il testo agiografico presenta un eroe religioso, l’epica presenta un eroe laico che combatte per un ideale comune. Entrambi hanno un fine politico. L’obiettivo di divulgare i testi nelle piazze era quello di sensibilizzare i giovani a partire per le crociate. Il testo agiografico veniva divulgato nelle piazze in occasione delle festività religiose. Invece il romanzo e le liriche hanno uno scopo diverso perché hanno lo scopo di dilettare il pubblico di corte. Ad un certo punto nascono le prime università che accolgono anche giovani laici perché prima nell’età feudale chi aveva diritto all’educazione era soprattutto chi abbracciava la vita monastica (sia donne che uomini). Nei testi letterari troviamo spesso il Clerc che è il personaggio principale e che principalmente è il chierico istruito o anche un semplice studente oppure un intellettuale però siccome inizialmente solo i chierici erano istruiti, è rimasta la denominazione Clerc per tutti. COM’ERA ORGANIZZATA LA SCUOLA NEL MEDIOEVO? Si basava sull’insegnamento delle arti liberali. La lingua ufficiale era il latino. Tutte le università avevano tutte questa struttura e questo significava che lo studente o il docente poteva trasferirsi da un’università a un’altra senza problemi perché l’istruzione e la preparazione era uguale in tutte le università. Si studiava lettura e memorizzazione. I libri erano manoscritti il docente consegnava il libro a quella che oggi è la nostra segreteria (l’ufficio didattico), lo depositava là. Il manoscritto non è fatto come un libro normale, è composto da fascicoli, quindi il manoscritto può essere composto da 10, 20, 30 fascicoli. Il manoscritto, quindi, veniva membrato cioè diviso in tanti fascicoli quanti lo componevano quel manoscritto. Ogni fascicolo veniva dato a uno studente, lo ricopiava e poi lo consegnava. Questo lo facevano per tutte le materie. Questo testo veniva imparato a memoria oppure su quel testo gli studenti annotavano dei commenti, delle note. Trascrizione diplomatica viene trascritto il testo così come compare nel manoscritto. 6La pergamena costava e quindi i copisti quando trascrivevano per non sprecare altre pergamene spesso anche le parole venivano trascritte l’una vicino le altre senza separarle. I copisti non usano i segni di punteggiatura. I giuramenti di Strasburgo stanno tra i documenti e la letteratura perché risalgono al 842. È una duplice forma di giuramento in lingue volgari. Le due lingue volgari sono il romanzo generico e il germanico. Questa formula di giuramento che sono due giuramenti scritti in queste due lingue diverse sono contenute in questo libro “la storia dei figli di Ludovico il Pio” è scritto in latino, all’interno di questo testo in latino ci sono questi due giuramenti scritti in queste due varietà non più latine, una romanza e l’altra germanica. Questo libro fu scritto da uno storico Nitardo che era il nipote di Carlo Magno. I giuramenti di Strasburgo vennero fatti a Strasburgo nell’849 dai figli di Ludovico il Pio Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico . C’è un terzo fratello Lotario. Carlo il calvo e Ludovico il germanico, i più furbi, si dividono il regno di Ludovico il Pio in due parti: Carlo il Calvo prese la parte occidentale (la Francia), Ludovico il Germanico si prese la parte più orientale (la Germania), a Lotario lasciarono una piccola striscia di terra tra i due possedimenti. Quindi Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico per fare questo si accordarono e andarono a Strasburgo per giurarsi fedeltà a vicenda contro Lotario. In questo giuramento Carlo il Calvo con il suo esercito giurarono fedeltà nella lingua germanica pur essendo loro francesi, invece Ludovico il Germanico che parlava tedesco, insieme al suo esercito giurarono fedeltà in lingua romanza. I giuramenti di Strasburgo è stato considerato l’atto ufficiale della nascita della lingua romanza e delle lingue germaniche. In un testo latino, per la prima volta, uno storico non ha nessun problema a inserire due testi in lingua volgare. Il fatto che in questo testo troviamo due forme scritte in volgare ci fa capire che il volgare a quell’epoca era ritenuto importante, quindi degno di essere inserito in un testo scritto. La letteratura volgare nasce in Francia. La sequenza di Sant’Eulalia e La vita di Sant’Alessio sono in lingua d’oil. La sequenza di Sant’Eulalia 880, è testo narrativo e lirico perché narrativo perché racconta brevemente la storia di Sant’Eulalia e lirico perché è uno di quei pochi testi forse l’unico che ci è pervenuto che veniva cantato in chiesa sui melismi dell’alleluia e su quei melismi mentre il coro cantava l’alleluia, qualcuno recitava la storia di Sant’Eulalia perciò sequenza. La sequenza fa parte della tradizione letteraria latina. 7Il manoscritto che contiene la storia di San’Eulalia contiene sul retro del foglio la versione latina della storia di Sant’Eulalia, sul verso e cioè dietro presenta questa forma in volgare, cioè francese antico. (è un’altra versione della storia, non è una traduzione). I primi testi in lingua d’oc, quindi occitano, sono la vita di Boezio filosofo latino del 6° secolo che scrisse un’opera filosofica. Boezio non era un personaggio religioso, era un filosofo. Era diventato santo perché era pagano e a un certo punto della sua vita decide di diventare cristiano. Il re Teodorico non accettò questa cosa e quindi lo giustiziò martirizzandolo. La canzone di Santa fede ragazza giovane che diventa cristiana, Teodorico la fa giustiziare, prima decide di bruciarla viva su una clavicola ma a quel punto scende un angelo e la salva e quindi Teodorico la fa decapitare. GENERI LETTERARI. Fine 12° e inizio13° secolo, Jean Bodel tenta una prima divisione letteraria delle opere. 08/10/19 Jean Bodel nel 13° secolo, in un componimento che si chiama “la chanson des Saisnes” fa una prima distinzione tra materie letterarie. Esistono solo tre materie la materia di Francia, di Bretagna e di Roma la grande e queste tre materie sono l’una diversa dall’altra. I racconti di Bretagna sono divertenti, quelli di Roma sono saggi istruttivi, quelli di Francia sono da sempre veri. Per materia di Francia, Jean Bodel intendeva quello che oggi noi identifichiamo con il nome di epica. Che cos’è l’epica? L’epica è una forma di poesia narrativa, cioè si esprime in versi, i cosiddetti décasyllabe. Sono messi insieme da assonanze e sono organizzati in lasse. I poemi epici sono stati elaborati sulla base di fatti realmente accaduti, ritenuti veritieri e assodati come verità. Quando ci parla di racconti di Bretagna che definisce vani e divertenti, si riferisce al romanzo. La grande differenza tra epica e romanzo è che invece i fatti raccontati dal romanzo non sono veri ma sono il frutto dell’invenzione, della fantasia e libera creazione. Quando parliamo, invece, dei racconti di Roma si riferisce ai classici antichi che sono la base preliminare per qualsiasi opera per l’istruzione ed ecco anche che 8vengono chiamati istruttivi e che presenta il bagaglio culturale che ognuno deve avere per poter scrivere, cioè è la base che ogni buon letterario deve avere per poter essere considerato tale. Un’ulteriore distinzione nella letteratura medievale è quella tra narrativa breve e lunga. Possiamo avere tre categorie, la lirica, la narrativa (breve o lunga), la letteratura didattica-allegorica. Queste categorie possono intrecciarsi anche tra di loro e un’opera può appartenere contemporaneamente all’una o a un’altra categoria. Tutti i testi hanno una finalità istruttiva, tutti i testi possono insegnare. Distinzione tra narrativa breve e lunga dipende dalla durata temporale del testo stesso oltre che alla dimensione. I testi, nel medioevo, non erano soltanto scritti ma erano anche recitati oralmente perché si trattava di una cultura orale e molti testi venivano ascoltati e la misurazione non avveniva solo sulla pagina scritta ma anche sulla durata temporale che occorreva per poterlo recitare e proclamarlo. A seconda poi della narrativa breve e lunga cambia la forma del testo e quindi ogni opera aveva degli elementi caratteristici che servivano al pubblico per capire se si stesse svolgendo un racconto o un romanzo oppure se si trattasse di un’opera agiografica o di un poema lirico. I testi sono lineari, contengono una morale finale, c’è sempre una morale, vedono lo svolgimento di un unico episodio, tutte le storie sono sempre narrate nel presente e mai in un passato lontano e mitico. Alla narrativa breve appartengono i racconti agiografici, exempla, lais, fabliaux, fables, vidas, razos, novas. Si tratta di testi che narrano un solo episodio e in cui fabula e intreccio coincidono. La fabula prevede lo svolgimento degli eventi in ordine cronologico, l’intreccio dipende dalla creazione artistica, il modo di raccontare può alterare la fabula, invece in questo caso troviamo la perfetta coincidenza tra fabula e intreccio. La narrazione quindi è lineare. Soltanto alla fine, nell’epilogo troviamo una conclusione moralizzante o comica o qualunque essa sia. Si tratta di testi reclamati nelle corte o anche nelle piazze e potevano essere raccontati con una sola sessione. Anche in questi testi la funzione didattica è pregnante. Alla narrativa lunga appartengono altri generi poemi epici, i romanzi o tutti i tipi di testi che avevano una forma episodica, cioè che a differenza dei precedenti erano costruiti con più episodi come le serie tv, questi testi non potevano essere raccontanti in una sola volta come i testi brevi ma in più sessioni. 9Sia i romanzi che i testi epici narrano più episodi in particolare nel romanzo cavalleresco tutti gli episodi sono tenuti insieme dalla tecnica dell’entrelacement consiste nel portare avanti vari intrecci, prendere un filo narrativo poi interromperlo e intrecciarne un altro e parlare di un altro episodio, ad un certo punto si prende un altro filo e si continua e si parla di quest’altro filo narrativo, poi se ne prende un quarto e all’improvviso si riprende il primo. Tra le varie tecniche utilizzate per il testo lungo ricordiamo altre due tecniche sono descritte e contemplate nella retorica latina l’amplificatio, l’abrevatio. L’amplificatio consiste nell’ampliare, nell’economia del racconto, il racconto stesso con l’inserimento di altri episodi, quindi è un allargamento, è un ampliamento. L’abrevatio consisteva nell’eliminare, nel sottrarre alcuni episodi senza alterare il senso della narrazione. DIFFERENZA TRA EPICA E ROMANZO. Epica e romanzo, per gli scrittori medievali, sono le due fondamentali realizzazioni del discorso narrativo. Dipendono da un cambiamento storico sociale e infatti i due generi vengono assimilati a due epoche storiche differenti tra di loro la prima età feudale e la seconda età feudale. Alla fine del 10° secolo e inizio 11° secolo abbiamo i poemi epici insieme ai racconti agiografici e invece all’incirca dall’inizio del 12° secolo abbiamo i romanzi. Entrambi i generi sotto scritti in versi però c’è una forte differenza che possiamo vedere sul piano della metrica. Il poema epico utilizza il décasyllabe o decenario che significa 10 sillabe da non confondere con l’endecasillabo italiano che ne ha 11. Il décasyllabe a sua volta si divide in due parti e questa divisione è dovuta a una cesura (=è una pausa all’interno del verso), pausa che abbiamo dopo la quarta sillaba. Un décasyllabe poteva essere composto da due brevi formulette di 4 e 6 sillabe. L’unità ritmica dei versi è detta assonanza. L’assonanza prevede un’identità di suono a partire dall’ultima vocale tonica di una parola e può riguardare anche la successiva atona. La rima è l’identità a partire dall’ultima vocale tonica di tutta la parola a fine verso. Infine tutti i versi sono raggruppati nella lassa la lassa è un’unità di lunghezza variabile però autosufficiente dal punto di vista semantico, cioè ogni lassa rappresenta una singola scena e quindi il giullare a seconda del tempo che aveva a disposizione poteva decidere di omettere o di aggiungere lasse durante la recitazione, l’esecuzione materiale. 10Il romanzo non usa il decenario o décasyllabe ma usa il distico ottonario a rima baciata. È un verso formato da 8 sillabe e ritmato dalla rima. A differenza però del poema epico, il romanzo non è diviso in lasse, né in strofe e si presenta come un continuim narrativo. Secondo Aurelio Roncaglia, l’ottosillabo è un verso più antico del decenario perché lo ritroviamo in molti testi antichi ad esempio la santa fides che è databile all’880. La santa fides pur essendo un testo agiografico presenta comunque la divisione in lasse di un testo epico. L’epica è un genere che esalta il senso di comunità e di gruppo per questo è un genere che può essere legato alla prima età feudale e in particolare all’epoca carolingia perché in quest’epoca il destino del singolo, dell’uomo coincideva con il destino del gruppo, con la collettività. (siamo sempre nel medioevo, quindi l’ideologia medievale non dà spazio mai all’individuo ma vedeva il singolo sempre come una parte della comunità di fedeli che sarebbe stata soggetto un domani al giorno del giudizio universale insieme a tutti gli altri uomini e sul piano terreno questa ideologia tramutava in una precisa gerarchia sociale in un sistema in cui ogni uomo serviva all’altro a seconda del gruppo di appartenenza) La società era divisa in bellatores (i soldati, l’esercito), gli oratores (tutta la sfera religiosa), laboratores (i contadini). L’epica celebra tutto insieme il gruppo e mette in scena si il singolo eroe e si parla delle sue gesta ma queste imprese servono all’intero gruppo che alla crescita personale dell’eroe e non è un caso che in alcuni poemi l’eroe muore prima della fine del testo è questo è il caso de le chanson d’Orland. Il caso del romanzo è diverso perché compare in un altro momento, quindi più tardi e si diffonde nelle corti, quindi i gruppi ristretti in cui addirittura erano presenti anche le donne e siamo nella seconda età feudale dove la narrazione di battaglie si trasforma in un duello tra eroe e antagonista, quindi tra due sfidanti e qui emerge l’esaltazione del singolo (sempre in fase medievale). 2° età feudale inizia intorno al 12° secolo e va sotto il nome di rinascimento del 12° secolo, in piena fase medievale. (non è il rinascimento né umanesimo). Proprio perché il medioevo ricopre un arco temporale molto vasto, intorno al 12° secolo abbiamo dei cambiamenti politici, culturali e sociali e anche economici. Dal punto di vista dell’economia non si assiste più a uno scambio commerciale e alla forma di baratto ma comincia ad imporsi. Inizia a svilupparsi il ceto mercantile, in grado di riprodurre da solo ricchezza. Nascono le prime università intorno a questo periodo, le più antiche in Italia Napoli, Bologna, quindi non abbiamo più la figura del chierico ma di un intellettuale. 11Dal punto di vista del pensiero filosofico la nascita della scuola di Chart in cui si impone la figura di Abelardo che dà spazio alla ragione del singolo come responsabile del proprio destino (siamo sempre nel medioevo). Ad un certo punto nasce una letteratura che è legata di più al sindaco, in questo caso al cavaliere, al ceto cavalleresco. Nel romanzo si raccontano le vicende di un cavaliere che pensa prima a sé stesso e poi alla collettività, tutto al più può pensare al suo gruppo di appartenenza. Il romanzo prevede una trama molto lineare la conquista di una donna e di un feudo, non si parla di argomenti storici precisi, viene abbandonata la materia pseudo storica e si preferisce una materia leggendaria, più mitica, talvolta classica, talvolta fiabesca. Dipende dagli autori e dalle esigenze del pubblico. Anche nell’arte, cioè nell’apparato iconografico, una tendenza a conservare il mondo classico, non a riportare la storia ma a fare finta che questi personaggi del mondo classico appartenessero al medioevo, in qualche modo si cercava di attualizzarli, di renderli presenti. Questo processo di attualizzazione è legato sempre ad un principio filosofico che vediamo espresso in questa frase “sono come nani sulle spalle dei giganti, così che possono vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del loro corpo, ma perché vengono sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”. I classici costituiscono la cosiddetta “autoritas” l’autorità di cui non si può fare a meno che alimenta a sua volta l’aaratio, la ragione per procedere in avanti e continuare a costruire. Non si accettano atteggiamenti passivi, ma sulla base del modello e degli esempi delle autorità e degli antichi si cerca di andare avanti. 10/10/19 Quando un testo nasce in un modo, poi un altro autore lo riprende e lo trasforma si chiama nuvans letteraria (?) un esempio è l’ultima novella del Decameron “Griselda” che verrà presa e riscritta da Petrarca che la cambierà completamente. Il genere del racconto rispetto agli altri generi è molto vario, infatti è composto da sottogeneri racconti agiografici cioè quelli che parlano della vita dei santi che possono essere sia in lingua d’oil, sia in lingua d’oc; sempre in francese abbiamo i “lais di Maria di Francia” che sono invece dei racconti che narrano le avventure dei cavalieri; poi “i fabliaux” che sono dei racconti licenziosi; le “flabes” che sono state scritte da Maria di Francia e poi vidas, razos, novas questi ultimi tre sono scritti sempre e solo in occitano. Le novas sono dei brevi racconti, ne sono pochi (4-5) che sono strettamente legate alla lirica trobadorica, cioè riprendono i temi della lirica trobadorica e vengono trasformate in narrazione. hanno tutte versi ottonari tranne le vidas e 12le razos primi testi in prosa e sono strettamente legate, più delle novas, alla lirica trobadorica. Vidas significa vita e sono brevi biografie dei trovatori, raccontano in poche righe la vita del trovatore. La razos cioè la ragione spiega il perché una determinata lirica di un trovatore è stata scritta. Vidas e razos si trovano in determinati manoscritti che si chiamano canzonieri raccolta di liriche e canzoni. Le liriche trobadoriche erano sempre accompagnate da canzoni. Jackbnson (?) studioso russo che ha studiato il linguaggio nel racconto orale moderno. Ha studiato in particolare le dinamiche nel racconto orale moderno. Quando si parla di racconto orale viene incluso anche il dialogo delle persone che si raccontano un fatto, un avvenimento. Al genere del racconto appartengono i primi testi romanzi. Il racconto agiografico può essere designato anche con la definizione di leggenda si intende vita, morte e miracoli di un santo. Alla base del racconto agiografico c’è la tradizione letteraria latina, delimatatio cristi l’imitazione di Cristo perché ogni santo per diventare santo imita la vita di Cristo. Però il santo può imitare in due modi la vita di Cristo, può imitare semplicemente la vita (la vita di Cristo è divisa in due parti: vita e passione) oppure la passione. Tutte le vite che raccontano le esperienze di un santo prendono il nome di vita sanctorum perché accanto le vite sanctorum abbiamo un altro tipo di vite vite cantum (?) gli anacoreti sono quelle persone che a partire dal III secolo d.C. scelgono di vivere una vita da eremita, quindi isolate, lontane e lo fanno per sfuggire ai pericoli della vita mondana, non vogliono essere attratte dal peccato, soprattutto il peccato della carne. Anche il santo muore combattendo per difendere la cristianità e muore in un modo spesso molto violento. (come muore il cavaliere). Sia il racconto agiografico che racconto epico ma tutta la letteratura medievale ha due obiettivi fondamentali: delettare cioè dilettare chi ascolta e docere, quindi insegnare. Alla base c’è un intento ben preciso, cioè quello di persuadere, insegnare però anche persuadere il pubblico, convincerlo. I due generi letterari più vicini al popolo sono il racconto agiografico e quello epico, i testi si declamavano nelle piazze. STORIA DI SANT’ALESSIO: 13La vita di Sant’Alessio ebbe un discreto successo nel medioevo attraverso il numero di copie di manoscritti che ci sono pervenuti che ne sono abbastanza. La vita di Sant’Alessio somiglia molto alla vita di San Francesco. Era un ricco, nobile romano, fidanzato che il giorno delle nozze ha una chiamata del signore e Alessio si sveste, si lascia, abbandona la fidanzata e parte povero e farà un lungo pellegrinaggio, compiendo anche dei miracoli. Siccome inizia a compiere dei miracoli durante la sua vita e la sua fama inizia a circolare e inizia ad essere riconosciuto. Siccome è una persona umile e non vuole tutta questa fama decide di ritornare in patria e ritorna a Roma e la sua fisionomia è cambiata e nessuno lo riconosce e siccome è povero si fa ospitare dal padre però senza riconoscerlo e lo sistema in un sottoscala. Alesso si ammala e muore di malattia. Nel momento della morte, prima di morire Alessio scrive una lettera al padre dove rivela sua identità. Il popolo quindi è ancora più predisposto a seguire le orme, la vita di quest’uomo, si identifica con quest’uomo. 15/10/19 Chanson de saint alexis. 1040 ac testo che ha avuto varie riscritture: una prima versione del testo è stata scritta in lingua siriaca, una seconda versione in lingua greco latina, dalla lingua latina si è passati a quella romanza, e questa storia è stata redatta con diverse lingue romanze con varie differenze. Al di la del fatto che ci siano più versioni, la storia è sempre la stessa. Si parla di questo giovane ragazzo di nome Alessio che apparteneva ad una famiglia molto ricca e che il giorno delle nozze decide di abbandonare sia la vita patrimoniale che la sua sposa per dedicarsi ad una vita fatta di sacrifici e rinunce. Comincia così a viaggiare e vive i luoghi deserti dell’Egitto, luoghi dove svolge una vita eremitica. Alessio acquisisce fama, torna alla sua casa d’origine dove non viene riconosciuto e viene maltrattato dai suoi stessi familiari e conoscenti perché si presenta sotto mentite spoglie, solo alla fine rivela la sua identità. Il racconto è strutturato in tre parti: exordium, come inizia, narratio e la peroratio. È uno schema che pre-esisteva al racconto agiografico, sono i momenti di preparazione del discorso oratorio, nell’orazione di Cicerone, sono tre momenti preparatori che vengono ripresi nell’ organizzazione della stesura di vita dei santi e nella vita di sant’ Alessio. 14Vita dei santi era importante perché aveva come obbiettivo quello di influenzare il pubblico e di convincerlo che quel modello fosse la strada giusta da seguire per raggiungere un livello di santità al pari di quella di Alessio. Lo scopo di queste opere era quello di avvicinare il pubblico a questi esempi di santità. La conoscenza di questa storia ha provocato in Pietro valdese(che è fondatore del movimento del valdismo) una conversione, questa storia dai contorni leggendari ci è stata narrata e si dice dai testi cronatistici del tempo che Pietro valdese avesse ascoltato la storia di sant’Alessio nella piazza di Lione, narrata da un giullare e ascoltando questa storia si è lasciato affascinare al tal punto che ha deciso di farsi santo e convertirsi. Periodo di grande evangelizzazione(medioevo): fornire questi racconti permette al fedele di avvicinarsi a questi modelli di comportamenti cristiani. Testo recitato in piazza, la chiesa ostacolava l’attività giullaresca, ma accadeva molto spesso che i chierici e preti assumessero dei giullari per recitare delle parti nelle cerimonie religiose, non c’era quindi distanza tra laico e religioso. I giullari facevano parte di queste rappresentazioni ed essendo l’era medievale un’epoca in cui la cultura era trasmessa oralmente questo diventa importante perché l’intervento di un giullare o di qualcuno che fa una performance può modificare l’opera stessa. Non solo ci sono più copie dell’opera stessa ma questa è in continuo movimento perché varia rispetto al pubblico che il giullare incontra nella piazza a Lione o qualsiasi altra piazza (dipende dalla piazza in cui incontra il pubblico) e dalle conoscenze che il pubblico ha. La somiglianza tra il genere agiografico ed epico è data dal fatto che c’erano da un lato il santo, dall’altro il cavaliere entrambi percorrono un percorso che prevede una serie di prove: militari per il cavaliere, e per il santo prove che comunque lo mettono in pericolo di vita. Un altro tratto in comune tra il racconto agiografico di sant’Alessio è l’epica è il modo in cui veniva scritto. L’epica viene scritto con l’endecasillabo o cosiddetto decenario: dieci sillabe metriche con cesura regolare e fissa dopo la quarta sillaba, si formano due emistichi uno da quattro e uno da sei. Questa struttura ritorna anche nella vita di sant’Alessio, il poemetto può essere diviso in strofe assonanzate. Assonanza: ripetizione delle vocali a partire dall’ultima tonica. Le strofe in totale sono 125, le definiamo pentametriche perché ogni strofa è formata da cinque versi. La rima è un’identità fra due parole a partire dall’ultima vocale tonica, da non confondere con l’assonanza. 15Essendo un tipo di racconto declamato in pubblico, poteva subire delle variazioni, non solo linguistiche in base al luogo dove venivano eseguite ma anche riguardo all’esecuzione. Potevano avvenire delle modifiche che potevano essere molto banali, si poteva sostituire il nome di un personaggio con un altro oppure possono esserci modifiche più ampie amplificazioni: aggiunta di alcuni episodi, anche miracoli, per arricchire la storia, per creare quindi variazioni servendosi della cultura del pubblico e della coscienza. Ciò provoca il fatto che il racconto oltrepassa i propri confini ed arriva a diventare un romanzo: passa da una narrazione breve ad una lunga, a causa delle varie amplificazioni non è più un racconto breve ma diventa un romanzo. In quanto testo performativo (recitato dal giullare) , possiamo cogliere alcuni aspetti di formularità: usi di temi fissi accompagnati da formule fisse, essendo racconti orali per poterli recitare dovevano essere ripetute più volte le formule in modo che fossero memorizzate dal pubblico in modo che i tratti dei personaggi si raffigurassero nella mente del pubblico. Ciò crea una memoria del personaggio nel pubblico e quando il giullare doveva inscenare un altro episodio agiva su una materia già nota e la formula veniva riconosciuta. Ricorrenza di topoi, cliché, formule fisse, e raccordi tra una strofa e l’altra abbastanza ripetitivi perché sono formule che provengono dall’oralità. 17/10/19 Lettura strofa 97 di sant’Alessio(dispense) Ripetizione per tre volte dell’aggettivo bello: anafora ( ripetizione di una stessa parola, ma è anche una forma di allitterazione perché c’è la ripetizione degli stessi suoni.) Sta dipingendo le caratteristiche del volto, non sappiamo com’era questa persona, ed utilizza tratti tipici che ne sottolineano la bellezza. Sarebbe stato meglio morire…. Lamento della sposa che poi non è stata più sposa di Alessio. Metrica: i racconti agiografici condividono con l’epica la struttura metrica, ossia il decasillabo: verso formato da dieci sillabe metriche con l’accento che cade sulla decima ed è diviso in due parti da una cesura, la cosiddetta pausa che di solito cade sulla quarta sillaba e il verso risulta diviso in 4 piu 6 il decasillabo può essere però diviso anche in altri modi, ma le sillabe metriche saranno sempre 10. Sono di quattro tipi: (vedi dispense che ti ha mandato teresa) 16decasillabo maschile: dieci sillabe metriche, cesura dopo la quarta sillaba, piu altre sei sillabe.(ha la stessa struttura del decasillabo normale) (regola che sta scritta poco prima) L’accento tronco cade sull’ultima sillaba. Decasillabo femminile: presenta una sillaba in più dopo la decima che non viene calcolata perché è considerata atona, è un tipo di uscita che prende il nome di femminile. Decasillabo maschile con cesura epica: sulla quarta sillaba cade la cesura epica, e questa sillaba essendo atona nel computo metrico non viene calcolata. L’uscita è sull’ultima tonica e comunque rimane un decasillabo maschile. Decasillabo femminile con cesura epica: Sillaba atona sia alla fine che in mezzo. Atona sulla quarta sillaba, nel conteggio metrico è una sinalefe( quando una parola termina per vocale e viene seguita da un’altra che inizia per vocale) parte finale: gne(vedi dispensa, frasi) è un’altra sillaba atona. Strofa 82(dispense) il simbolo della V è una cesura, il numero 7 è una sinalefe. Decasillabo femminile, l’ultima non si conta. Strofa 83: non conto l’ultima parte della parola che è atona, e non devo contarla, cesura cade sulla parte finale. La quarta è atona, sulla u c’è la dieresi e lo conti a parte È un decasillabo maschile con cesura epica sulla quarta. Esistono due sottogeneri del racconto agiografico:i miraculum e gli exemplum. I miraculum possono avere una duplice funzione, accompagnare la fatio o la vita. Nella fatio illumina i passaggi e ci permette di comprendere con questo evento miracoloso da che parte dio è schierato. Quando accade un miracolo vuol dire che questa persona è seguita da dio. Nella vita ha la funzione di far comprendere che questo evento sia legato ad una persona, vuole convincere chi ascolta della santità del personaggio. È un segno dato dio per convincere attraverso questi eventi che un personaggio x è un santo. I miracoli esistevano già nella tradizione latina, esponenti erano: gregorio di tours e gregorio magno. (6sec) Su questa tradizione latina si innesta una versione in lingua romanza, lingua d’oil(francese antico) ed i primi esempi di miracoli che abbiamo sono appunto in lingua d’oil. 17Raccolte che risalgono alò 12/13 sec sono i cosiddetti MIRACOLI DELLA VERGINE. Raccontano una storia religiosa che vede un personaggio commettere un peccato influenzato dal diavolo, in un secondo momento avviene il colpo di scena, preso dalla forza oscura, interviene la vergine maria a cui il protagonista è stato devoto ed avviene il miracolo. Il pubblico riconosce il miracolo, infatti scopo dei miracoli è proprio quello di convincere il pubblico ed avvicinarlo alla fede cristiana e avere un comportamento in linea con i principi del vangelo. Un’altra raccolta non in lingua francese ma della tradizione iberica: mila gros de nuestra senora di gonzale de berceu. Sull’autorore non sappiamo molto, sappiamo che è nato nel 1196 e morto prima del 1264(12 sec) era un chierico. Ha composto una dozzina di testi che riuniamo in tre gruppi: le opere agiografiche; opere mariane, dedicate a maria; opere a carattere dottrinale e liturgico; non tutti sono d’accordo ma gonzalo è stato anche autore del libro di Alexandre. L’autore utilizza dal punto di vista metrico formale la cosidetta quadernavia: sono strofe di quattro versi monorima(hanno la stessa rima) e sono formati da 14 sillabe con cesura dopo la settima. Il verso è diviso in 7 piu 7 L’opera parla di 25 miracoli compiuti dalla madonna, forte ispirazione religiosa che si avvicina al mondo popolare, dato che questi testi avevano come funzione quella di collegare la religione ufficiale e la massa popolare. Nella narrativa iberica ci sono due modi di poetare: mester de clercia y mester de gularia Il mester de clercia era rivolto ai chierici dotti e che quindi erano in grado di applicare strutture metriche complesse ed espedienti retorici per trasmettere messaggi alti, veniva utilizzato soprattutto per uno scopo didatico Il mester de gularia ha lo scopo di intrattenere, e a differenza dell’altro non prevede elaborate strutture metriche ma l’anosillabismo, potevano comporre liberamente senza applicare alcun schema metrico. 18Exemplum: viene definito come un genere più aperto in quanto parla di eventi che sono calati molto di più nella realtà e fanno riferimento a personaggi normali, non per forza dei santi. Ebbe molto successo tra gli ordini domenicani e francescano, perché era un modo più semplice per convincere le persone. Per molto tempo è stato ritenuto di un livello letterario più basso rispetto agli exemplum, ma non è proprio così e il primo a rendersene conto, è stato urberto di romans Domenicano del 13 sec e si è reso conto che muovono e spingono piu gli exempla che le parole. Individua anche i tratti distintivi del genere degli exempla: devono avere la cosiddetta autoritas: cioè devono avere fontiu autorevoli e trovarsi in un libro ritenuto autorevole brevitas: il racconto deve essere chiaro preciso e funzionale rispetto il racconto, in modo che il messaggio passi chiaramente senza prticolari divagazioni. Veritas: l’exemplum deve avere alla base un racconto ritenuto veritiero. Gli exemplum inizialmente venivano utilizzati nel mondo occidentale per fare delle pause durante la catechesi, per renderla meno monotona, sono infatti esempio per tutta la narrativa profana e attraverso un processo di secolarizzazione diventa laico, e non viene più considerato un genere religioso ma profano. Oltre alla collezione di exemplam occidentali, importanti sono anche quelli orientali, sono state tradotte e possiamo ricordare la disciplina clericalis,dolo pathos, liber kalilae et dimnae, dialogus solomonis et marcolphi. Gli exemplam orientali possiedono una cornice narrativa, arrivano nel mondo occidentale, vengono volgarizzati e diventano laici. Questi exemplam medievali che saranno poi esempio per il Decamerone di Boccaccio, hanno una storia di contorno, dove vengono incastonate altre storie. Disciplina clericalis: parla di un padre vicino alla morte che vuole parlare con il figlio per dargli alcune dritte comportamentali ed ciò è pretesto per raccontare una serie di piccoli racconti secondari. Nel dolopathos: un’imperatrice accusa il principe, suo figliastro di non ricambiare il suo amore , e per ripicca lo accusa di aver tentato di sedurla, il principe a quel punto non può difendersi, arrivano sette saggi a corte ed ognuno di loro deve raccontare una storia esemplare sulla cattiveria delle donne con le quali poi riusciranno a difendere il principe. 19Liber Kalilae et Dimnae: Origine indiana, presenta degli apologhi, discorsi di difesa con dei personaggi animali che parlano invece della malvagità degli esseri umani. Dialogus Solomonis et Marcolphi:dialogo tra questi due personaggi: il re solomone e marcolfo. Racconto profano. La prima realizzazione profana in ambito letterario viene dalla narrativa breve, in francese, ed è rappresentata dai cosidetti lais. I lais sono formati da distici di otto sillab(novenari) a rima baciata la cui estenzione può variare da un minimo di 100 versi a un massimo di 1000 versi, hanno quindi dimensioni più o meno lunghe ma rientrano comunque nella narrativa breve. La scrittura dei lais fu molto limitata,ci sono pervenuti in un piccolo numero di esempi, ne possediamo solo 40 esemplari ed è quindi stato un fenomeno narrativo molto breve. La parola lais deriva dal celtico laid, ossia una composizione musicale eseguita o con l’arpa o con la viola. Prima di essere eseguiti venivano introdotti da un breve riassunto sulla gtrama che in qualche modo anticipava il canto, il maggior autore di lai che conoscimo è maria di francia. Era una donna nobile di cui abbiamo tre opere in ordine cronologico: i lais fables purgatorio di san patrizio (testo agiografico) viene presentato come una traduzione del testo in latino. Nelle fables troviamo una sorta di dichiarazione da parte dall’autrice, perché conclude l’opera con una citazione che dice: “mi chiamo Maria e vengo dalla Francia”. Il nome è convenzionale, non era autentico, viene scelto per creare un collegamento con la vergine, e per dimostrare un collegamento con la madonna, era quindi un elogio nei suoi confronti. L’altro elemento ci dice io sono di Francia, secondo i critici non si una indicazione geografica precisa, anagrafica, in quanto non ritengono vero il fatto che Maria provenisse dalla Francia ma indica l’orizzonte culturale in cui Maria è inserita, con 20questa frase lei sta dichiarato di appartenere alla cultura letteraria francese, fin ora scritta in lingua d’oil, sta dichiarando chi siano i suoi modelli. Si tratta di una donna e nel medioevo le donne non avevano facile accesso all’istruzione e ciò ci fa pensare che sia di rango nobile. Alcuni pensano sia figlia di Goffredo 4 d’angio, altri invece pensano che era una badessa di un’abbazia. Badessa perché era l’unico circuito possibile dove le donne potevano istruirsi. Badessa dell’abbazia di reading. Le sue opere ci sono pervenute in un solo codice che si chiama harley978 che contiene le lais e le fables, ritrovato nell’abbazia di reading. Ciò ci lascia supporre che Maria era di Francia e poi forse si è trasferita a reading, si trovava lontana dalla sua regione di provenienza e ha voluto per questo scrivere nella dichiarazione che lei proviene dalla Francia. Questa dichiarazione ha anche a che fare con la tradizione letterale e culturale della Francia, scritta in lingua d’oil, e non è solo un fatto geografico. In ordine cronologico vengono prima i lais e sono stati scritti intorno al 1170, le fables intorno al 1189 e sono influenzate dai testi scolastici, l’ultimo si colloca all’anno 1190. I lais scritti da Maria di Francia in totale sono 12, li scrive in un momento storico precedente alla diffusione dei romanzi di cretien de trois. È un personaggio che diviene modello della letteratura francese e domina la cultura del periodo. Anche cretien firma le sue opere perché ha la consapevolezza delle sue opere letterarie, possiamo in questo vedere una similarità con Maria di Francia, ma non lo fa per imitarla. Ciò rientra nell humus culturale del tempo, lo scrittore diventa consapevole di essere autore della sua opera, mentre in una fase precedente i copisti così come gli autori non firmavano le loro opere dato che erano inferiori rispetto alla grandezza di dio. Dal rinascimento c’è un cambiamento a livello filosofico letterario e una conseguenza a livello letterario è questa, ossia che alcuni scrittori cominciano a firmare le proprie opere. 2122/10/19 I Lais sono 12 e ogni Lais è preceduto da un prologo, questi prologhi possono essere di varia natura, in alcuni troviamo degli argomenti totalmente distaccati dal Lais in questione, in altri troviamo dei riferimenti. Tutti i Lais però sono introdotti da un prologo più grande che troviamo all’inizio della raccolta. I Lais sono scritti in ottosillabi quindi versi di 8 sillabe che non hanno cesura, infatti trattandosi di un verso molto breve non c’è bisogno di avere cesura. PDF traduzione chi ha avuto il dono della saggezza, della scienza e l’eloquenza di parlare bene non deve né tacere, né nascondersi, anzi bisogna mostrarsi volentieri. Maria di Francia è consapevole del proprio talento. Quando una buona virtù viene ascoltata, allora subito comincia a fiorire e quando viene notata da parecchie persone allora sbocciano i suoi fiori. Quindi lei è consapevole delle sue capacità artistiche e questo esordio serve a dimostrare questa cosa si tratta di legittimare il proprio lavoro. ➢ Qui fa un paragone tra un tempo passato e il tempo presente perché dice: Fu il costume degli antichi che nei libri che si facevano a quel tempo (quindi in passato) era uso esprimersi con una certa oscurità per coloro che sarebbero venuti (per i posteri) e che avrebbero dovuto apprendere in modo che potessero glossare la lettera (glossare il testo; glossare= termine tecnico; fare una glossa per il medioevo ma in generale consisteva nei copisti annotare a margine di un manoscritto una spiegazione di una parola rara oppure di una parola tecnica che non conoscevano, quindi una parola difficile. I libri del passato venivano confezionati in maniera oscura consapevolmente in modo che poi nel futuro potessero essere letti e interpretati proprio perché il senso non era chiaro. Grazie alle nuove conoscenze e interpretazioni quel testo continua a vivere e a parlare e i filosofi sapevano che con il passare del tempo il senso dei loro scritti sarebbe apparso più sottile e meglio si sarebbero salvati da ciò che li avrebbe distrutti, cioè dal tempo. Dare un significato oscuro al testo e lasciarlo ai posteri per lo studio significa sottrarre quel testo all’azione distruttrice del tempo. Qui abbiamo non solo il tema del passato e presente ma anche della dimenticanza e del ricordare. PDF traduzione ho cominciato a pensare di scrivere qualche bella strofa e di trasportarla dal latino alla lingua volgare, alla lingua romanza però non avrei grande pregio nel fare quest’impresa perché vi sono già cimentati altri. 22
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